MA LIBERACI DAL MALE
Dio vide tutto ciò che aveva fatto: ed era molto buono (Gn 1,31).
Nonostante questa affermazione posta nella prima pagina della Scrittura
Gesù ci fa invocare, per l’affrettarsi del Regno,
al Padre la liberazione dal male: Liberaci dal male!
E’ nell’esperienza comune dell’uomo di ogni tempo
una suddivisione della realtà in cose buone e cattive.
To’b – agathos è tutto ciò che è buono e bello,
ciò che sentiamo piacevole.
Al contrario ra’ – poneròs – kakòs è ciò che è portatore di sofferenza,
dolore, e soprattutto morte.
LIBERACI DAL MALIGNO
L’ultima domanda del Padre nostro la ritroviamo anche
nella preghiera stessa di Gesù per i suoi discepoli:
Non chiedo che tu li tolga dal mondo,
ma che li custodisca dal Maligno (Gv 17,15).
Ci vogliamo inserire in questa preghiera che si fa solidale
con tutta l’umanità bisognosa di liberazione.
Il termine poneròs con cui si definisce il “male” è equivoco:
grammaticalmente può essere inteso
sia al genere neutro come a quello maschile.
Il “mistero di iniquità” nella rivelazione non viene inteso
solo come una semplice assenza di bene;
esso è una forza, un’entità personale,
che asservisce l’uomo e corrompe il mondo.
Il catechismo della Chiesa Cattolica afferma:
Il Male non è un’astrazione, indica invece una persona:
Satana, il Maligno, l’angelo che si oppone a Dio.
Il “diavolo” (“dia-bolos” colui che “si getta di traverso”)
è colui che “vuole ostacolare” il Disegno di Dio
e la sua “opera di salvezza” compiuta da Cristo. (n. 2851).
Dio non l’ha creato, ma ora che è apparso, essa gli si oppone.
Ha iniziato una guerra incessante che durerà quanto la storia.
Si avventa “contro la Donna”, ma non la può ghermire.
“Allora si infuria contro la Donna” e se ne va
“a far guerra contro il resto della sua discendenza” (Ap 12,17).
E’ per questo che lo Spirito e la Chiesa pregano:
Vieni, Signore Gesù” (Ap 22,17.20):
la sua venuta infatti ci libererà dal maligno” (CCC 253).
Teniamo tuttavia ben ferma la certezza che se il demonio
regna nel mondo lo fa solo per mezzo della malizia umana.
Nella misura in cui la malizia viene ammessa e prevale nel nostro cuore
si cade sotto l’influenza dominatrice di Satana:
Il Male non è infatti tanto forte da potersi opporre
alla potenza del signore,
ma ha potuto nascere in virtù della disobbedienza ai comandamenti
(Gregorio di Nissa, Il fine cristiano).
L’entrare nel regno include una violenza,
una volontà risoluta nel voler collaborare con la grazia
al fine di vincere tali tendenze-passioni.
E’ questo il grande capitolo che la teologia spirituale
riserva all’ascesi, indispensabile componente di ogni cammino
che voglia dirsi autenticamente spirituale.
“Le nostre affezioni disordinate,
i nostri favoreggiamenti allo spirito laico e borghese,
i compromessi con ogni forma di potere
sono le catene delle quali il maligno tiene uno degli estremi
per ritardarci, farci indietreggiare,
vacillare e cadere sul cammino della salvezza.
Rotti questi legami, Satana non ha più potere su di noi” (A. Ledrus).
Paolo inviterà i cristiani di Efeso:
Rivestite l’armatura di Dio
onde poter resistere alle insidie del diavolo.
La nostra lotta non è con avversari di sangue e carne
ma contro i principati e le Potestà,
contro i dominatori di questo mondo di tenebra,
contro gli spiriti del male” (Ef 6,11-12).
Da qui il dovere di una vigilanza incessante:
Siate sobri, vigilate, il vostro nemico il diavolo,
come leone ruggente si aggira, cercando chi divorare.
Resistetegli saldi nella fede (1Pt).
In questo combattimento contro il male
è necessario rinsaldare la virtù della speranza,
che vinca ogni nostro scoraggiamento
quando sperimentiamo la nostra debolezza e sconfitta.
Occorre sempre ravvivare la speranza nella vittoria di Cristo
a cui già partecipiamo in virtù della fede e del battesimo.
E’ Cristo vincitore che alla sua comunità
e ad ogni discepolo ripete ancora oggi:
Ecco che io vi ho dato il potere di calpestare serpenti e scorpioni
e ogni potenza del nemico, e niente vi nuocerà (Lc 10,19).
Scrive sant’Ambrogio nel suo trattato De Sacramentis:
Il signore che ha cancellato il vostro peccato
e ha perdonato le vostre colpe,
è in grado di proteggervi e di custodirvi
contro le insidie del diavolo che è il vostro avversario,
perché il nemico, che suole generare la colpa, non vi sorprenda.
Ma chi si affida a Dio, non teme il diavolo:
“Se infatti Dio è con noi chi sarà contro di noi?” (Rm 8,31)” (5,30).
Siamo discesi con quest’ultima domanda
nel profondo della nostra povertà,
l’abisso del male in cui rischiamo di rimanere avvinghiati.
Il Padre nostro ci ha fatto ripercorrere tutti i grandi temi della fede,
ora si conclude qui,
con una invocazione al Padre
affinché doni ai suoi figli la pace, la vita, la gioia,
l’allontanamento da tutto ciò che si può frapporre tra noi e Lui.
In quest’ultima domanda la Chiesa porta davanti
al Padre tutta la miseria del mondo.
Insieme con la liberazione dai mali
che schiacciano l’umanità,
la Chiesa implora il dono prezioso della pace
e la grazia dell’attesa perseverante del ritorno di Cristo.
Pregando così, anticipa nell’umiltà della fede
la ricapitolazione di tutti e di tutto
in colui che ha “potere sopra la Morte
e sopra gli Inferi” (Ap 1,18),
“colui che è, che era e che viene,
l’Onnipotente” (Ap 1,8) (CCC 2854).